PRONTO SOCCORSO TARTARUGHE

In estate può capitare di veder galleggiare in mare un esemplare di tartaruga Caretta caretta apparentemente immobile ma non stupitevi: questi rettili, che compiono lunghi viaggi durante l’inverno per cercare lidi più temperati, amano nei mesi estivi riposarsi a pelo d’acqua e fare i cosiddetti “bagni di sole”. Nonostante l’apparenza non sempre si trovano in difficoltà e, quindi, non sempre devono essere raccolti e consegnati alle autorità competenti. Anche perché il prelievo e la detenzione delle tartarughe marine possono far incorrere in sanzioni penali e pecuniarie! Nel dubbio, avvicinatevi per controllare se l’immobilità dura troppo a lungo o se sono presenti alcuni elementi che rappresentano dei campanelli d’allarme:

 

  • filo di nylon da pesca ai lati della bocca e che fuoriescono dalla cloaca: possono indicare la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente;
  • reti da pesca: possono causare ferite, mutilazioni o, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali;
  • materiale in plastica che fuoriesce dalla bocca o dalla cloaca: segnala l’ingestione di corpi estranei;
  • ferite evidentimancanza di uno degli arti e sanguinamento: quasi sempre sul carapace o sul capo: sono dovute allo scontro traumatico con imbarcazioni a motore;
  • fiocinata: derivante dall’uso improprio di fucili subacquei;
  • spiaggiamento: la tartaruga marina si spinge sul litorale esclusivamente per deporre le uova; in caso contrario è dovuto a patologie varie e a eventuali traumi.

 

In questi casi è necessario un intervento tempestivo, avvisando la Capitaneria di Porto o il Corpo Forestale dello Stato (numero verde 1515).

Che cosa fare nell’attesa dell’arrivo delle autorità competenti? Issare l’animale a bordo con un retino e mantenerlo all’ombra e bagnato, con l’ausilio per esempio di uno straccio umido (solo le narici dovranno rimanere aperte per permettergli la respirazione) evitando sbalzi di temperatura, colpi di freddo o sole.

Una volta consegnata alle autorità, la tartaruga sarà trasferita in una struttura adatta a curarla. L’Acquario di Genova, ad esempio, possiede numerose accoglienti vasche curatoriali, dove gli animali raccolti vengono sottoposti dallo staff veterinario a tutte le analisi di routine.

Ad oggi, la nostra ultima ospite è stata Mirella, una tartaruga ritrovata da un diportista nelle acque antistanti San Fruttuoso di Camogli il 29 maggio scorso con un amo da palamito conficcato in bocca. Recuperata dalla Capitaneria di Porto, Mirella è stata trasferita all’Acquario di Genova dove lo staff medico veterinario ha rimosso chirurgicamente l’amo e ha svolto tutti i controlli di routine. Lunga 52 centimetri, larga 48, per 21 kg di peso, Mirella è rimasta circa due mesi in una vasca curatoriale non visibile al pubblico, accudita quotidianamente fino alla completa guarigione. Prima di tornare in mare, come tutti gli esemplari di Caretta caretta, è stata marcata con una targhetta metallica, applicata alla pinna natatoria sinistra e con un microchip. La marcatura ci permette, qualora venga ripescata dall’uomo in altri siti, di riconoscerla e poter quindi acquisire dati preziosi sulla biologia e sul comportamento di questa specie (tasso di crescita, direttrici migratorie nel Mediterraneo e transoceaniche, ecc.).

Il 15 luglio è stato il grande giorno del ritorno in mare: alla presenza dello staff dell’Acquario di Genova, del personale della Capitaneria di Porto e di circa 120 persone che hanno potuto vivere l’emozione di assistere all’evento, Mirella è stata rilasciata al largo del monte di Portofino, nell’Area Marina Protetta. Grazie alla partecipazione del pubblico, il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto alla Fondazione Acquario di Genova Onlus per i progetti di salvaguardia e conservazione di tartarughe e testuggini, tra cui il progetto della tartaruga palustre endemica della Liguria Emys orbicularis ingauna, e l’attività di pronto soccorso Caretta caretta.

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